Regia: Woody Allen
Sceneggiatura: Woody Allen
Anno: 2014
Durata: 97’
Produzione: USA
Fotografia: Darius Khondji
Montaggio: Alisa Lepselter
Scenografia: Anne Seibel
Costumi: Sonia Grande
Interpreti: Colin Forth, Emma Stone, Marcia Gay Harden, Antonia Clarke, Erica Leerhsen
TRAMA
Anni Venti. Le convinzioni razionali di un mago del palcoscenico sono messe alla prova da un’affascinante ragazza che afferma di essere una medium.
RECENSIONE
Wei Ling Soo è un illusionista di fama internazionale che ammalia le platee di tutto il mondo con trucchi strabilianti. Fuori dal palco però non è altro che Stanley Crawford, un inglese profondamente cinico, materialista e scettico, convinto che la vita sia solo un’effimera illusione volta a svanire con l’arrivo della morte. Per lui non esiste un aldilà, non esiste un Dio e soprattutto non esiste la magia. Un giorno, dopo uno spettacolo, gli fa visita il vecchio amico d’infanzia Howard, che lo convince a passare del tempo in Costa Azzurra per smascherare Sophie, una giovane medium che sembra voglia ingannare con i suoi presunti poteri la ricca famiglia dei Catledge, che nel frattempo la sta ospitando nella loro villa. Per Stanley, esperto illusionista, uomo intelligente e soprattutto razionale qual è, scoprire la truffa appare un gioco da ragazzi. Arrivato in Costa Azzurra, il protagonista inizia però a confrontarsi con le doti della bella Sophie, la quale dimostra di avere qualità soprannaturali – come comunicare con i defunti – che lo porteranno inevitabilmente a mettere in discussione tutte le sue convinzioni.
Ancora una volta Woody Allen propone al pubblico alcuni dei quesiti che hanno spesso animato la sua produzione cinematografica, ovvero l’eterno contrasto tra fede e ragione, la speranza che esista un disegno divino, che l’esistenza umana non sia una condizione fine a se stessa e che solo l’amore sia l’autentica magia della vita, l’unica cosa realmente irrazionale e senza risposte alla quale non possiamo far altro che abbandonarci.
Magic in the Moonlight è un film fresco, raffinato, che unisce il rosa della romantic comedy con una sfumatura di giallo del mistery movie. Il risultato tutto sommato è gradevole. Come un vero gioco di prestigio, in cui la verità, non percepita, sta davanti agli occhi, la narrazione riesce a creare una piacevole confusione nello spettatore che il regista americano dimostra di saper gestire e ordinare diligentemente, orchestrando oltretutto un buon finale. La sceneggiatura è meno scoppiettante rispetto allo standard cui Woody Allen ci ha abituati, alternando dialoghi insipidi a battute brillanti – talvolta abbellite da citazioni nietzschiane – che però non riescono mai a essere pienamente coinvolgenti e incisive. Dopo un inizio ben amalgamato, anche la chimica tra i due protagonisti va piano piano a scemare – soprattutto nelle scene conclusive – nonostante Colin Firth riesca bene a calarsi nella parte del cinico Stanley ed Emma Stone risulti deliziosa nel ruolo della medium. La fotografia di Darius Khondji merita invece una menzione speciale risultando un vero e proprio toccasana per gli occhi degli spettatori: bellissimi i colori e le luci, spesso utilizzate al naturale, nel fasto cromatico dei panorami della Costa Azzurra.
Se prendiamo Magic in the Moonlight come una semplice commedia romantica la sua valutazione non può che essere pienamente positiva, ma se consideriamo che è un film di Woody Allen allora la storia cambia: lo spettatore e soprattutto i suoi fan si aspettano qualcosa di più di una pellicola leggera e spensierata ambientata negli anni ’20 del secolo scorso. Se dobbiamo poi confrontare il risultato alle opere più importanti del regista newyorkese e alla sua monumentale filmografia, ci si accorge che Magic in the Moonlight ha una buona probabilità di essere catalogato tra i film di Woody Allen che meno verranno citati in futuro.
Voto: 6,5
Carlo Tambellini