Regia: Brad Anderson
Sceneggiatura: Scott Kosar
Anno: 2004
Durata: 102′
Produzione: Spagna
Fotografia: Xavi Giménez
Montaggio: Luis De La Madrid
Scenografia: Alain Bainée
Costumi: Patricia Monné, Maribel Pérez
Colonna sonora: Roque Banos
Interpreti: Christian Bale, Jennifer Jason Leigh
TRAMA E RECENSIONE
Trevor é un operaio ridotto al fantasma di se stesso da quando, esattamente un anno fa, ha smesso di dormire. L’esigua forma fisica, nonché il conseguentemente precario stato di salute, si rivelano essere il risultato di un logorante senso di colpa giunto fin dentro l’anima del protagonista che viene così privato della basilare serenità necessaria per il sonno che, in nessun modo, egli non riesce a concedersi. La causa dei pensieri ossessivi del protagonista è un evento shockante, che ci viene rivelato solo alla fine del film: il malaugurato incidente stradale dove un bambino perde la vita a causa dell’incoscienza di un attivo e spensierato Trevor che, non trovando il coraggio di costituirsi fin da subito, cerca di scappare non solo fisicamente dal luogo dell’incidente ma anche intimamente dal suo senso di colpa nei confronti del quale, però, egli è impotente fin dall’inizio.
Assistiamo dunque ad una storia sulla fallibilità umana nella quale il protagonista tenta di evitare la realtà / il ricordo dell’accaduto autosedando i suoi stessi pensieri consci che debbono, così, trovare un altro modo per riaffiorare alla memoria, ovvero, sottoforma di episodi irreali in cui le componenti del ricordo spiacevole si mescolano con i ricordi dell’infanzia e della realtà attuale vissuta da Trevor. Egli lavora da tempo con grossi macchinari (“The Machinist” é il nome originale della pellicola). Nella prima parte del film, vediamo come questi possano, dopo un lungo periodo di sereno automatismo, incepparsi inaspettatamente causando gravi danni. Esattamente come questi grossi macchinari, il cervello lavora su una grande quantità di impulsi ed informazioni in base ai quali, elabora uno schema di azioni spesso ripetitive e preordinate. Quando si verifica l’errore, la mente deve essere analizzata, indagata proprio come per un pezzo meccanico rotto che, all’interno di un sistema, deve necessariamente essere aggiustato perché tutto possa ritornare a funzionare come allo stato iniziale.
Un personaggio da subito molto interessante è Ivan. Inizialmente presenza scomoda, subdola, quasi pericolosa per Trevor e le persone accanto a lui, egli si rivela essere una sorta di coscienza, li presente per ricordargli costantemente la sua colpa. Ivan è sfuggente, cinico e ambiguo ma é anche forza redentrice. Egli è la trasposizione del bisogno di Trevor di pagare per quel crimine, cosa che non é mai stato capace di fare. Accettare l’errore e pagarlo, significherebbe poter vivere di nuovo la vita che gli é stato concesso vivere, seppur imperfetta. Il film analizza in modo funzionale ed autentico il passaggio, ricco di sofferenza, che un individuo si trova ad affrontare nel tentativo di evitare la sofferenza stessa.
Voto: 9
Cristina Malpasso