Regia: Hannes Lang
Sceneggiatura: Mereike Wegener
Anno: 2014
Durata: 93’
Nazione: Germania, Italia
Fotografia: Thilo Schmidt
Montaggio: Stefan Stabenow
Musica: Hannes Lang
RECENSIONE
Un viaggio da Mumbai a Detroit, passando per Pompei e Beijing. Con I Want to See the Manager Hannes Lang racconta il differente rapporto che le singole nazioni stanno intrattenendo con il processo della globalizzazione.
È curioso vedere come un paese come la Bolivia non sia poi così differente da uno come la Cina, tutti fanno parte di una comunità che si sta sempre più adeguando a norme sociali, economiche e culturali simili, uniformi, anche se non saranno mai uguali.
Dall’estrazione del litio in un contesto boliviano di estrema povertà, a come si “ammaestra” un venditore cinese di automobili marcate Bmw, alla spiegazione della tecnica criogenica in un istituto di Detroit. Lang attua un interessante patchwork dove i personaggi coinvolti nelle riprese si raccontano senza pudore, scavando nelle loro verità più nude e – in certi casi – crude. Dalle giovani donne thailandesi che si occupano di accudire persone anziane in case di riposo, si passa così agli uomini precari in Italia, che travestiti da “gladiatori” intrattengono con spada e sandaloni i numerosi turisti davanti all’ingresso dell’antica città di Pompei.
La scommessa del giovane regista di Bressanone (già autore nel 2011 di Peak – Un mondo al limite,documentario sulla trasformazione delle Alpi) diventa quella di riuscire a inquadrare le società contemporanee che stanno sempre più emergendo nel panorama dell’economia mondiale, lasciandosi così alle spalle un passato di precarietà e di scarsa considerazione. Ma gli interrogativi restano aperti e solo in un futuro prossimo si potranno giudicare tutti i cambiamenti mondiali in corso. Il cantiere globale è ancora aperto e il capo non si vede.
Voto: 6-
Francesco Foschini