Regia: Lenny Abrahamson
Sceneggiatura: Emma Donoghue
Anno: 2015
Durata: 118′
Produzione: Irlanda, Canada
Fotografia: Danny Cohen
Montaggio: Nathan Nugent
Scenografia: Ethan Tobman
Costumi: Lea Carlson
Colonna sonora: Stephen Rennicks
Interpreti: Brie Larson, Jacob Tremblay, Joan Allen, William H. Macy.
TRAMA
Joy e Jack vivono un’esistenza parallela all’interno di una piccola stanza, lontani dal mondo e impossibilitati ad uscire da “Vecchio Nick”, che li tiene sotto prigionia da ormai molti anni. Joy inventa per Jack un mondo immaginario, in modo tale che possa vivere quella segregazione nel modo più bello possibile.
RECENSIONE
Adattamento cinematografico del romanzo “Stanza, letto, armadio, specchio”, scritto dalla stessa curatrice di sceneggiatura del film, Emma Donoghue. Il romanzo è a propria volta liberamente ispirato al caso Fritzl, che tanto sconvolse l’opinione pubblica.
Room si apre con il piccolo Jack che dispensa buongiorno agli oggetti dentro la stanza: lampada, armadio, sedia numero uno, sedia numero due. Quello il suo microcosmo, quella la sua unica realtà. Scopriamo la loro storia attraverso gli occhi sognanti di Jack, la sua potente immaginazione. Un bambino di soli cinque anni che, nonostante la segregazione subita a sua insaputa, ha un profondo attaccamento alla terra e agli esseri viventi. Joy, madre devota, reinventa per il figlioletto il senso dell’esistenza: perfino tutto ciò che si vede in televisione è frutto di finzione, ma loro due soli sono reali, concreti. Loro due e Vecchio Nick, che periodicamente irrompe nella quiete quasi magica e ferma della stanza, per abusare sessualmente di Joy mentre Jack sta al riparo dentro il suo armadio.
Joy, ormai distante dalla civiltà ormai da più di sette anni, decide che Jack sia intelligente abbastanza e pronto ad interiorizzare una grande verità: non sono soli, la stanza non è tutto il mondo, e fuori da quei pochi centimetri ci sono cieli grandi, alberi, altri bambini, una grande casa con l’amaca, tante cose da scoprire e da fare. L’elaborazione del piano di fuga – che prevede la messa in scena della morte di Jack in seguito ad una brutta febbre non curata – ha una forte carica di ansia, capace di mettere a dura prova qualsiasi tessuto emotivo. Sarà Jack, avvolto in un vecchio tappeto, a riuscire la sua evasione, a correre per la salvezza, con le istruzioni di Joy sempre in testa come un mantra: rotola, salta, corri, chiedi aiuto a qualcuno.
Punto di forza di questo film è la capacità lirica dei monologhi di Jack, intensi e sognanti; per tutta la narrazione lo spettatore viene accompagnato e condotto dallo sguardo di Jack sui mutamenti delle vicende, sulla rinascita e la salvezza, ma anche sull’accettazione necessaria e difficile della sofferenza, l’elaborazione non di certo istantanea della pura realtà fatta di violenza, rapimento, bugie per sopravvivere e tutta quella vastità di mondo sconosciuto, lì fuori. Rumori, macchine, telefoni, cani, banalità della vita scoperte tutte in poche ore, sconvolgono e mettono a soqquadro il sentire di Jack, e anche quello di Joy, che dovrà lottare con la metabolizzazione finale della sua tragedia. Jack scoprirà di potere avere altri affetti oltre la madre: dei nonni, dei vicini di casa, degli amici. Sarà proprio lui, ancora una volta, a regalare la necessaria grinta a Joy, per poter ricominciare una vita normale, esattamente come a noi spettatori vengono regalate scene emozionanti, cariche di pathos, capaci di far rivalutare il senso della vita stessa, della fortuna dello stare al mondo, di esserci, semplicemente.
Azzeccatissima la scelta del casting. Non immaginerei nessun altro bambino capace di entrare nel ruolo così alla perfezione, come fosse cucito addosso appositamente per lui, giustamente equilibrata anche la drammaticità di Brie Larson con conseguente e meritata nomination all’oscar come miglior attrice protagonista. Oltre alla recitazione, la narrazione viene valorizzata dall’ottima colonna sonora e dalla brillante regia di Abrahamson, che valorizza al meglio il contrasto fra scene chiuse e scene all’aperto. L’equilibrio fra questi elementi rende Room un ottimo cavallo da corsa su cui puntare in vista della notte d’oro del cinema.
Voto: 8
Alessandra Buttiglieri