Titolo originale: Six Degrees of Separation
Regia: Fred Schepisi
Sceneggiatura: John Guare
Anno: 1993
Durata: 111′
Nazione: USA
Fotografia: Ian Baker
Montaggio: Peter Honess
Scenografia: Patrizia Von Brandestein
Colonna sonora: Jerry Goldsmith
Interpreti: Stockard Channing, Will Smith, Donald Sutherland, Ian McKellen.
Budget: 12 milioni
Incasso: 6,5 milioni (dato USA)
TRAMA
Un venditore di quadri e sua moglie vengono una sera improvvisamente visitati da Paul, un compagno di studi dei figli, che li intrattiene piacevolmente per una serata con pensieri e idee che stimolano mente e spirito. Il giorno dopo la coppia racconta la serata a degli amici e scopre che lo stesso ragazzo è stato a visitare e coinvolgere altre famiglie del loro cerchio di amicizie.
RECENSIONE
“È stata un’esperienza, non la farò diventare un aneddoto… Che valore diamo all’esperienza?” questa frase, semplice e staccata dai brillanti monologhi e scambi di battute perspicaci che ripercorrono il racconto dei coniugi, descrive molto bene questa pellicola. E’ infatti un’esperienza, una lunga riflessione che anche noi spettatori possiamo vivere, sull’ordine di valori che diamo alla nostra vita.
Ci guida Paul (Will Smith fresco e pulito), ammaliatore e “sopra alle righe”, che ci pare per tutto il film al limite tra la povertà come scelta di vita e come sfida giornaliera per sbarcare il lunario. Il suo personaggio vive la giornata come occasione, con grande passione, facendo vivere a chi lo incontra un’occasione, un sogno, un’esperienza appunto. La sua verve travolgente è un’onda che tutto bagna, che fa venir voglia di riaprire il cassetto dei sogni perduti, che fa nascere bisogni mai sentiti prima, che fa staccare dagli oggetti che ci danno le sicurezze di tutti i giorni, fino anche a rompere legami che sembrano ben saldi. I coniugi Kittredge che ben rappresentano questi legami sono i suoi cantori, quelli che più di altri alimentano la sua leggenda con racconti che ci ricordano quasi canti epici. La “truffa” subita perde di valore perché in secondo piano rispetto a quanto ricevuto… idee, una seconda giovinezza, un obiettivo nuovo che non legato al lavoro quotidiano prende valore.
Ma non tutti sono abbastanza predisposti e pronti a “passare oltre” al semplice aneddoto. Il pubblico infatti che ascolta la storia dei Kittredge (Stockard Channing nominata all’oscar per la sua interpretazione e Donald Sutherland, una sicurezza) è bramosa di venire illuminata dal riflesso della luce, ma non sa poi attuare il cambiamento, perché rintanata nelle sicurezze della propria borghesia e dei propri oggetti che danno valore (seppure effimero, l’abbiamo capito?).
E poi ci siamo noi, quelli che possono scegliere di immedesimarsi e di cogliere uno degli insegnamenti del film. Possiamo scegliere di essere Paul ed essere sognatori, disincantati, “lasciare tutto” e inseguire il piacere, vivendo l’esperienza nella sua pienezza. Possiamo scegliere di essere Ouisa e sostenere il valore di chi si mette in gioco, arrivando anche ad agire in prima persona per valorizzare l’altro. Possiamo infine scegliere di essere il pubblico, che riempie un momento e subito dopo passa alla prossima storia, come se ognuna avesse parimenti livello. A noi, quindi, l’ardua sentenza. Cosa dice ad ognuno di noi questa pellicola? E come può un semplice film influenzare il nostro quotidiano (se può)?
Voto: 7,5
Daniele Somenzi