AMORE, CUCINA E HELEN MIRREN

Titolo: Amore, cucina e curry

Regia: Lasse Hallstrom

Sceneggiatura: Steven Knight

Anno: 2014

Durata: 122’

Nazione: USA, India

Musiche: A. R. Rahman

Interpreti: Helen Mirren, Om Puri

 

Titolo: Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante

Titolo originale: The Cook, the Thief, His Wife & Her Lover

Regia: Peter Greenaway

Sceneggiatura: Peter Greenaway

Anno: 1989

Durata: 124’

Nazione: Gran Bretagna, Francia

Montaggio: John Wilson

Fotografia: Sacha Vierny

Interpreti: Helen Mirren, Richard Bohringer, Michael Gambon

 

Una creatura inglese sublime, “scoperta” tardi dal pubblico mainstream, Helen Mirren (classe 1945), si fa portavoce della creatività culinaria nell’ultima fatica di Lasse Hallström Amore, cucina e curry, titolo sempliciotto che non rende giustizia a quello originale, ben più poetico: The Hundred-Foot Journey.

Cento passi separano il raffinato ristorante stellato di Madame Mallory da quello più ruspante della famiglia Kadam, emigrata dall’India versa l’Europa in cerca di riscatto (sia professionale che personale). Hassan, uno dei figli della sconquassata famigliola indi ha talento da vendere in cucina, il cibo è la sua forza, la madre scomparsa il suo guru spirituale. Attraverso l’aiuto di Marguerite (una giovane aspirante chef della cricca Mallory) e dei libri sulla cucina francese che gli ha regalato, Hassan inizierà un cammino introspettivo verso l’arte gastronomica più raffinata: dalle salse basiche come la besciamella a piatti più ricercati come il piccione con tartufi. Ma sarà un’omelette a far capire il suo potenziale genio alla (inizialmente) scettica Madame Mallory, la quale lo prenderà sotto la sua ala protettrice riuscendo così a fargli toccare le vette più alte del prestigio.

Un film che molti hanno definito “semplice”, ed è proprio per questo che l’ho trovato interessante: gustoso, leggero, raffinato e melenso al punto giusto (co-producono Steven Spielberg e Oprah Winfrey). Un’ottima cena che dall’antipasto (l’arrivo nel paesino francese della famigliola indiana) al dolce (Hassan sceglie quello che ritiene giusto fare e quindi preferisce rimanere accanto ai propri cari, Marguerite compresa) non stona quasi mai. Il saccarosio aumenta durante i dialoghi tra il giovane chef e la bella Marguerite ma viene ben stemperato dai divertenti duetti acidi tra Madame Mallory alias Helen Mirren e il patriarca dei Kadam (il bollywoodiano Om Puri). Non è il filmone impegnato da intellettuale carico di significati intrinseci, anche se una chiave di lettura interessante la si trova sempre: dall’evidente diversificazione dell culture ed etnie che compongono la storia, alla più sottile liaison tra l’arte culinaria e il rapporto con la società odierna fatta di innovazioni gastronomiche e tecnologiche.

Dopo la visione del film di Hallström, ho trovato interessante creare un collegamento con Peter Greenaway e il suo Il cuoco, il ladro, sua moglie e l’amante (1989), dove la moglie del titolo è interpretata sempre da Helen Mirren, figura emblematica per entrambe le opere.

Nel film di Hallström vediamo una Mirren in cucina, ottima maîtresse tutta d’un pezzo, vedova, inflessibile e pure un po’ stronza (nella prima metà del film). Nel film di Greenaway invece, abbiamo una Mirren che si dipana tra sala e cucina, moglie frustrata e amante insoddisfatta di uno psicopatico criminale ingordo e violento, infelice a tal punto da tradirlo proprio nei bagni del ristorante (di proprietà del marito) dove si svolge la maggior parte della vicenda.

In Hallström, il personaggio di Madame Mallory parte come antagonista e si evolve positivamente nel corso della storia riuscendo a creare un proprio percorso emozionale che culminerà nel finale un po’ sdolcinato, come si è detto sopra. Pure in Greenaway si nota un’evoluzione del personaggio della moglie (Georgina): da una partenza apatica scalfita solo dall’attrazione fedifraga che nutre nei confronti del libraio Michael (l’amante del titolo), al tremendo – e geniale – finale vendicativo che riserverà all’abominevole marito: gli farà mangiare il cadavere di Michael ucciso proprio da lui.

Se in Greenaway, quindi, vediamo un’evoluzione sarcastica del personaggio femminile, dove dalla statica apatia si arriva a una catarsi violenta (ed efficacissima), in Hallström l’evoluzione rimane più canonica ma comunque ben scandita dalla sequenzialità degli eventi.

Due ottime prove recitative per un’attrice formidabile, fascinosa e di classe: Helen Mirren. Una garanzia. Sempre.

 

Voto per Hallström: 7,5

Voto per Greenaway: 9,5

Voto per Mirren: 10

Francesco Foschini

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