Regia: Lee Daniels
Sceneggiatura: Lee Daniels, Danny Strong
Anno: 2013
Durata: 113′
Produzione: USA
Fotografia: Andrew Dunn
Montaggio: Joe Klotz
Scenografia: Tim Galvin
Costumi: Ruth E. Carter
Colonne sonore: Rodrigo Leao
Interpreti: Forest Whitaker, Oprah Winfrey, David Oyelowo, Lenny Kravitz,
TRAMA
Film tratto dalle reali vicende accadute a Eugene Allen, maggiordomo di origine afroamericana, scampato ai campi di cotone e preso a lavorare alla Casa Bianca per oltre trent’anni, nel periodo in cui il pregiudizio razziale e la discriminazione regnavano sovrane.
RECENSIONE
Panoramica di un mondo che difficilmente muta – quella di Daniels – partendo dagli anni 50 coi campi di cotone, col padrone bianco pronto a usare, consumare, denigrare il negro lavoratore, alle rivolte nelle strade americane, i movimenti dei freedom writers, le provocazioni e poi ancora le violenze, nel senso stretto del termine, del significato: violentare vite di colore diverso, stretti in pugni di pregiudizi ignoranti, radicati, terroristici. Poi Cecil Gaines, e la sua arrampicata sociale da negro di casa di una famiglia di possidenti terrieri, a cameriere in un prestigioso hotel, fino ad arrivare fino alla Casa Bianca, centro nevralgico del potere politico statunitense. Uomo di fiducia per ben trent’anni, sotto i suoi occhi e le sue premure passano ben sette presidenti, sette storie, e mille i tentativi di cambiare le sorti di minoranze in un paese grande ma schiacciato dalle cattiverie. La storia di questo film ripercorre una fetta sostanziosa della Storia d’America, dai cappucci del Ku Klux Klan, all’uccisione di King e Kennedy.
In primo piano uno straordinario Whitaker, tramite lui, l’indagine su quel diverso metodo di far rivalutare la propria condizione, avvicinarsi alla distruzione del preconcetto tramite il pacifico senso del dovere, con la serietà di un lavoratore orgoglioso, forse quasi disilluso, che crede ancora nelle istituzioni. Si insegna, passo passo, la delicatezza ostinata della pazienza, che sa essere anche forza, che sa essere anche cambiamento. Tensione ed emozione attraversano l’intera pellicola, che è allo stesso tempo biografica e documentaria. Non mancano picchi di alta drammaticità, magistralmente gestiti da personaggi come Gloria (Oprah Winfrey). Daniels racconta la storia in modo lineare, coerente e verosimile, pur con un profumo di pulito e di ottimismo.
The Butler è uno di quei film necessari a ricordare una storia purtroppo ancora attuale, a insegnare il dolore perché ci interroghi ancora su quanto lentamente il mondo abbia progredito. In questo senso il film non può non ricordare Dodici anni schiavo, Selma o l’indimenticabile Colore viola – per la loro capacità di accendere dibattito e di provocare.
Voto: 7 +
Alessandra Buttiglieri