Regia: Wes Ball
Sceneggiatura: James Dashner, Noah Oppenheim, T. S. Nwlin, Grant Pierce Myers
Anno: 2014
Durata: 114’
Produzione: USA
Fotografia: Enrique Chediak
Montaggio: Dan Zimmerman
Scenografia: Marc Fisichella
Costumi: Christine Bieselin Clark, Simonetta Mariano
Colonna sonora: John Paesano
Interpreti: Dylan O’Brien, Kaya Scodelario, Will Poluter, Thomas Sangster
TRAMA
Il sedicenne Thomas si risveglia privo di memoria in una gabbia in movimento. Dopo qualche secondo viene liberato da alcuni ragazzi. È arrivato nella radura, un posto sconosciuto che ha un solo limite: il labirinto gigantesco che le fa da contorno e che non permette ai ragazzi di scappare. Il ragazzo scopre di essere solo l’ultimo degli arrivati senza ricordi. La sua curiosità e la sua voglia di libertà porteranno il gruppo a nuove scoperte e alla voglia di rompere lo schema.
RECENSIONE
Se vi sembra di aver già sentito questa trama o almeno in parte vi suona familiare, avete decisamente ragione. Questa pellicola infatti prende spunto da una serie di film con ottime idee e le mixa tutte insieme in maniera tutto sommato equilibrata. Durante la visione richiamiamo inevitabilmente alla memoria momenti della vita da spettatore cinematografico e di serie tv che ci hanno fatto stare bene, che ci hanno sorpreso.
Mi sono ritrovato di nuovo una sera sull’ isola di Lost con il fuocherello acceso. Ho ricercato il senso come già avevano fatto i protagonisti del Cubo, in una realtà in movimento. Ho rivissuto la ribellione di The Experiment con una bella confusione di ruoli. Ho fissato di nuovo per i giovani ragazzi come in Hunger Games. Ho rivisto la faccia di Alien. Ho sentito ancora il profumo di Nuova Zelanda del Signore degli Anelli. Ho provato a mettere insieme i pezzi come in Memento. Ho cercato la mia Identità. Di nuovo, sono scappato dall’Isola da mostri sconosciuti con voci in sottofondo e sono stato alimentato da una botola.
Uscendo dal cinema, felice perché pieno di sensazioni positive, mi sono infine chiesto: ho rivisto un album di vecchie foto oppure ne ho scattate di nuove venendo influenzato dalla mia esperienza passata? È proprio questa domanda che mi fa dire sì: ne vale la pena.
Voto: 7,5
Daniele Somenzi